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lirik lagu la metafora del mare – anastasio

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[strofa 1]
piacere, sono marco e non ho niente da spiegare
se mi sento annegare nel mio stato di preso a male
ho sempre detto meno di quanto ho pensato e pensato più del normale, già, fino a stare male
e non so se nel mondo non ci sia spazio per me o, viceversa, in me non c’è spazio per il resto del mondo
le teste vuote stanno a galla ed io non so il perché, ma il peso dei miei pensieri mi trascina a fondo
e qui giù non è male e, quando ci si arriva, ti accorgi che nel mondo c’è anche un’altra prospettiva
e mentre a galla nuotano verso riva, ma inutilmente, la calma dell’abisso lascia spazio alla mia mente
e l’urlo del mio silenzio non turba la vostra quiete. lo ignorate così come ignorate quello che siete:
gusci vuoti in preda alla corrente e paradossalmente andrete più lontano di chi, come me, non ne risente

[ritornello]
e non sai quante volte ho invocato il mare forte per quel sentirmi vivo in prospettiva della morte
l’ho chiesto troppe volte e nessuno mi risponde (e me ne fuggirei, ma ho le vele troppo corte)
la testa tra le mani aspettando che mi esploda. scusatemi se penso, anche se non va più di moda
mi getto a mare senza peso al collo, non fa niente, che a trascinarmi a fondo già ci pensa la mia mente

[strofa 2]
e non sai quante volte ho invocato il mare forte per quel sentirmi vivo in prospettiva della morte
e ho scelto la tempesta, le sue onde, il vento in faccia, la calma senza vita di ‘sta stupida bonaccia
e il mare guarda in faccia, di te non si interessa
cambiano le storie, la metafora è la stessa:
il vento e la tempesta è lo schermo di ogni guaio e se la barca è la mia vita, io gioco a fare il marinaio
e mi ritrovo immerso in questo oceano senza sponde dove il limite di tutto è segnato dall’orizzonte, ed è questo che amo: l’immenso che sfida il baratro e la libertà che cogli solo nel volo di un albatro
e se non ci rivedremo, non sarà un problema mio. il saluto di un navigante è sempre un potenziale addio
e il giorno che annego, vi prego, non mi piangete: questo mare di pensieri avrà saziato la mia sete

[ritornello]
e non sai quante volte ho invocato il mare forte per quel sentirmi vivo in prospettiva della morte
l’ho chiesto troppe volte e nessuno mi risponde (e me ne fuggirei, ma ho le vele troppo corte)
la testa tra le mani aspettando che mi esploda. scusatemi se penso, anche se non va più di moda
mi getto a mare senza peso al collo, non fa niente, che a trascinarmi a fondo già ci pensa la mia mente

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