lirik lagu nemesi – apotheosis (ita)
[testo di “nemesi”]
[strofa 1]
ti ho odiata sin dal primo istante quando ti ho osservata
sulla porta nei tuoi occhi vi era il vuoto vacuo
la mia iride è simile, eravamo collegati da una parete invisibile
dirmi che siamo virtuali è una parabola per dirmi che
gli irreali siamo noi, divisi dai pensieri che vidi come rimedi
ma la verità è che siamo futili corredi intrisi nelle pupille in cui risiedi
vedi, lo farò per sempre, scriverti qualcosa che sia folle
[?] edulcorata, sei il mio ermo colle
il naufragare in questo mare è una corona adornata
tra le ampollе (nella mia [?] adombrata)
le tue dita affilatе, ambrate sul letto di rovi
il cantico in cui covi nuovi suoni per melodiare i nostri sincroscopi
d’altronde siamo sinergia per quanto ti odi
[bridge]
eravamo qualcosa di inumano ma qualcosa è andato storto
forse la corrente o forse qualcos’altro, forse il flusso planetario
che pretende l’ordinario e quindi
il bizzarro viene messo in secondo piano, l’arte è solo psico*n*lisi
ma la reazione del tuo tocco è il principio di catalisi
caduco ma catalizzato dai miei battiti
[strofa 2]
vago in una landa desolata, una brughiera in cui
seguo lo spartito di catarsi, inerpicarsi per sopravvivere
e ridere sotto la pioggia di una notte che ti fa elidere
e incidere la mia voce sulla grafite
grazia cui respiro, il cosmo racchiuso in una biro
scrivo ma al contempo argomento come socrate
ma quando ti ho dinnanzi le parole sono cad*ch*
[bridge 2]
entaglement quantistico che ci condiziona pur dividendoci
pensami ed io, sismico, scaturirò l’effetto del nostro spazio ciclico
frattali caleidoscopici, saremo eterni nel ritorno
l’alba mi corrode ma sarai la custode delle notti che mi implode in cuore
le mie corde afone su di un accordatore
un’altra poesia di cui sarò latore
[strofa 3]
accingiti a guardarmi tra le fiamme mentre affogo in un ossimoro
il segreto è che sei sempre stata disorientata dal mio cinismo becero
sillogismo che lacero per ottenere il mio ideale di realismo
che non collima con la logica, la chiave ironica di un testo che si insinua in linea armonica
madida d’amore ma adombrata d’ossessione
alieno il mio umore mentre avveleno il desiderio di un ulteriore predatore
come il sottoscritto che brama chiamarti per nome ma si limita al cognome
perché formalizzare un timore è più semplice che esternarlo
ma questa volta negarlo mi dilania e mi rende [?] d’emicrania
è sorto il crepuscolo, mia cara anima
[bridge 3]
ho sempre avuto l’indole di nemesi
vendicativo ma in fondo solo verso gli impuniti
vorrei vendicarmi dei tuoi occhi che solenni come monoliti
mi hanno convertito in una statua di granito
e nello statico della mia pietra
impetro in silenzio una freccia dalla tua faretra
che mi accechi per l’eternità e guarisca anche la mia crepa
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