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lirik lagu la ballata di longarone – beppe chierici

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[testo di “la ballata di longarone”]

[strofa 1]
si dice che un giorno un dio scocciato
dei mali del mondo lo abbia affogato
ma prima di usare gli idranti celesti
lui volle salvare gli uomini onesti
fra tutti noè salvò la pellaccia
gli altri, ahimé, eran tutta gentaccia!
le bestie, va detto, non sanno peccare
e su un “vaporetto” le fa galleggiare
per quanto spietato, quel dio genocida
salvò gli animali dall’idro*corrida
or giunti a ‘sto punto, possiamo affermare
che a volte il buon dio sa discriminare

[strofa 2]
or son nove anni che un monte annoiato
di st*rs*ne fermo dov’era piantato
scoprendosi attorno una bella vallata
ci fecе un pensiero per la scampagnata
da tеmpo smaniava quel monte iracondo
e alberi e massi gettava nel fondo
la gente sapeva di questi “traslochi”
di lui si diceva: “‘sto monte… va in tòchi!”
e tòc fu chiamata l’inquieta montagna
“neanca ‘e cavre e a sù più no ‘e magna!”
il tòc mai non ebbe il sentore più vago
che in quella vallata facessero un lago
[strofa 3]
invero nessuno, a parte un cretino
poteva pensare di fare un bacino
qualcuno si mosse, cercò di spiegare
che il lago col tòc non era un affare
“sa, quella montagna non vuole star ferma
mi creda, è una lagna, ne chieda conferma
è velleitaria, rivoluzionaria
ci pianta una grana, le dico, è una frana!”
“faremo la diga! lo abbiamo deciso
la gente del luogo ne avrà preavviso”
“mi creda, siòr, no sè ostruzionismo!”
“suvvia, signore! un po’ di sade… ismo!”

[strofa 4]
è nato il bacino in quella vallata
la gente sta zitta, si sa condannata
si chiudon le porte, si tiran le tende
sul lago di morte che lento si estende
ma il tòc ha deciso di and*rs*ne a spasso
non dà preavviso e scende da basso…
e a notte nel lago si fa un pediluvio
e su longarone si avventa il diluvio
è un’onda tremenda, che oscura le stelle
tre oceani insieme che il globo si espelle
distrugge ogni casa, le bestie, la gente
fa “tabula rasa”, non resta più niente
[strofa 5]
vajont, longarone, duemila e più morti
sei anni d’inchiesta, controlli e rapporti
dossier d’istruttoria e per ogni perizia
c’è il suo promemoria: “si vuole giustizia!”
ill*stri togati e “azzeccagarbugli”
decidon che “onde evitar tafferugli
si spostino altrove imputati e processo
lontano da dove il fatto è successo”
accusa e difesa, tre mesi di udienza
e al mondo in attesa si dà la sentenza
trecento cartelle per dir suppergiù:
“è acqua passata… non macina più!”

[outro]
ma sopra una tomba, lassù a fortogna
son scritte sul marmo diciotto parole
che gridano al mondo la nostra vergogna:
“barbaramente e vilmente trucidati
per leggerezza e cupidigia umana
attendono invano giustizia per l’infame colpa
eccidio premeditato
vajont, 9 ottobre 1963”

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