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lirik lagu il vizio – brain fno & claver gold

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[claver gold]
sono la prima siga la mattina, quella dopo la sveltina
quella che farcisci zitto, che metti nella cartina
quella che toglie le pare
quella quando vai a cagare
quelle mille che ti accendi quando smetti di pippare
viaggio nelle gole amare c’è foschia fuori al baretto
sono l’ultima rimasta che si incastra nel pacchetto
sono quella stesa a letto, cenere sulle lenzuola
sono quella che dura un secondo insieme alla stagnola
quelle che fumavi a scuola di nascosto dentro un bagno
che sicuro non compravi, te le dava un tuo compagno
quelle che fumi ubriaco e che nemmeno ti ricordi
quelle che se non fumavi mo’ stavi pieno di soldi
sono volti che si invecchiano e denti che ingialliscono
sono un brutto vizio con cui stronzi si arricchiscono
sono il cancro che ti uccide, dimmi poi che cosa
sono quella che ti accenderai sicuro dopo questa strofa
[…]
c’est le vice et c’est partie de moi
c’est le vice me ramène dans les mauvais endroits

scivolo liscio in gola, salgo lento, offusco ogni tormento
brusco riempio dolci calici amari
accendo prospettive e colori
mento,alimento la rabbia
divento violento
ebbro di mondo, fuori di me
rido ad ogni mio fallimento
grido, piango, col sorriso intriso
gusto intenso, soffro per sentirmi vivo
taccio, con gli occhi di ghiaccio
giaccio pigro, fremo, tremo mentre m’addormento
traccio linee col pensiero, blatero, gemo, biascico, lascio che accada
barcolli in strada al bar
goffo offro un’altro giro
la stecca toglie il respiro ed annebbia il delirio che aspiro ed espio
colpe che affogo in fondo all’oblio denso mio
dio penso troppe, non son io
odor di malto fra le dita, il bicchiere racconta storie da non far sapere
gioie, noie che tutte le sere
perso per non volerle vedere
sono il dolore che ti amo
piacere, sono la voce che mi sussurra che non mi diverto senza bere
c’est le vice et c’est partie de moi
c’est le vice me ramène dans les mauvais endroits

[brain fno]
sono la pianta sacra per i rasta
la ganja
nasco da madre terra
p-sso da un p-ssamano al cellophane dentro a una tasca
sono la pace in persona dopo lavoro che ril-ssa la paranoia la prima volta in crisi d’ansia
sono la busta paga di un disoccupato sp-cciato
sono illegale in ogni stato
sono lo sguardo di tua madre che ti vede un po’ cambiato
lo sguardo di chi mi consuma consumato
sono un reato come il libero pensiero in un regime controllato ed al contempo son d’aiuto per curare il cancro
che ti compri al tabaccaio a buon mercato
sigillato col bollino dello stato
sono natura che hanno chiuso in un recinto e il vizio viziato da una giustizia di perbenismo finto
ed è un discorso chiuso che qua in molti hanno capito che si chiude come questa strofa al tiro dello sbirro

[…]
c’est le vice et c’est partie de moi
c’est le vice me ramène dans les mauvais endroits

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