lirik lagu camden (demo 2010) – brenneke
il cielo è fitto, fitto e cinese, modelle su magliette, voglio qualche pillola? dimmi il cognome anche inventato, anche soltanto per farmi restare buono, parlami inglese, parlami italiano. parlami così non potrò più sentire niente, nulla di strano ma tutto straniero e folle, pupilla stretta come il laser dell’ingresso della metro, è già amore inventato come favole raccolte in libri antichi. piercing monroe, la stessa provenienza, stesso ritorno, stessa abitudine a scappare da se stessi, stessa abitudine a invecchiare dentro gli altri. chiuderò gli occhi e andrò a cercarti, chiuderò gli occhi e andrò a cercarti, chiuderò gli occhi e andrò a cercarti, chiederò gli occhi e andrò a cercarti, chiuderò gli occhi e andrò a cercarti, chiuderò gli occhi e andrò a cercarti, chiuderò gli occhi per andarti a cercare, campane b-sse, messaggi persi, siamo separati da un meridiano anche se ci tocchiamo, siamo imprigionati dentro fusi diversi, in ossessioni che rivelano di non appartenerci, e sono li, ingombranti come limousine in centro, egocentriche, fosforescenti come una camicia argento, volente o non volente arrivi sempre al punto da dove poi parti, chiuderò gli occhi per cercarti
targhe gialle che ti fissano e quelle bianche no, strappami il cuore e fallo esplodere altrimenti andrò a cercare altrove, forse mi ricordi qualcun’altro o qualcos’altro, mi sento un po’ confuso, già schiavizzato dalle luci della pubblicità, graffiato dal respiro della città, la schiena ghiacciata per non crollare, il capo chino e non doversi fissare, e boccheggianti di parole per tornare, al nostro ritmo di persone come corde che si intrecciano e consumano, che reggono e faticano insieme, con gli stessi istinti negli stessi istanti, rattristato mentre corri avanti, seppur in verità non siamo poi così distanti, potrei fissarti ancora dentro gli occhi stanchi anche se non credo basti un grido, tantomeno un gesto, tantomeno un tasto, tantomeno una parola o un batt-to di palpebra
e mi piacerebbe sapere da dove proviene il rumore
sorvolerò i miei orari, le mie mura, le scadenze già decise, puntando il dito a caso sulla mappa del mio umore, coordinando i movimenti per farmi vedere, farmi riconoscere e capire, mi stamperò il tuo nome in fronte, la tua voce nella gola in uno slalom tra il silenzio e la fortuna. ti fermerò in mezzo alla strada per fissarti, chiuderò gli occhi per cercarti
voglio tornare a camden
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