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lirik lagu aretusa – carlo corallo

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investimi di nuovo, che stili di nuoto
potrei esercitare per venire da te
e vestirmi di te, e riempirmi di vuoto
versare una donna dentro un uomo
spargere questa acqua sopra il fuoco
argine del logos, margine del luogo
in cui invertiamo il moto per non incrociare le nostre linee

aretusa, racchiusa in un campo alla valle umida
ascoltando con la musica un gatto che fa le fusa
p-ssa il giorno in tunica
a contatto col prato del padre
contando le strade della sua mansarda rustica
d’estate, quasi per causa ludica
fa parte della fauna di uno stagno
quando fa un bagno nuda
e la natura di campagna la accompagna
cantando scaldando l’ugola
mentre p-ssa ogni luna e vaga ogni nuvola
il tempo la fa matura come l’uva
e molto presto
tutto questo la rende il frutto più fresco della radura
il fiore di pesco ramato bramato da ogni creatura
con rispetto lei che taglia il mughetto e quasi chiede scusa
un muretto di pietra ruvida circonda la tenuta
ma non di valori e ricche di ombre ma non di calore
ed il padre coltivatore fatica dalla mattina
fin quando da bambina in quella cascina dormiva ore
usa poco il televisore e l’elettricità
motivo di impressioni o eccentricità
per persone dei centri città
va bene a scuola e lo fa con semplicità
ma resta sola ignora i pregiudizi e sa i pregi di sartre

dopo scuola torna al rudere sorge tra i rami alti
le mura con i rampicanti le piante sono le uniche
a volersi unire a una famiglia umile, prive di piani grandi
prima nel ricapitarti tra le suddite
un giorno di luce cuce nel bruno del buio lugubre
legge un libro così bello per cui benedice guttenberg
finisce quello che parte con delle vivande crude
e il pane per placare la fame delle nutrie
che lei nutre li impegna le mani nude col cesto di vimini
a p-sso lento 300 viti madri dei migliori vini
e lascia cibi dentro i nidi le tane dei cunicoli
allieta i sogni pomeridiani dei proprietari più cinici

prosegue o le farfalle saranno cimici
e ore calde cadran presto tra i fili del grano
con le spalle bianche e le anche larghi sfiora l’acqua con gli indici
senza l’incipit per dirigersi verso il grande pantano
toglie ogni scarpa e scatta scalza verso quel fosso
divenuto un corso d’acqua, all’ombra della lavanda
prende una bacca da un cespuglio corso di trovi
più grosso del colosso di rodi
le spine armano il bosco di bossoli nuovi
libera i capelli dei nodi
era bella in ogni tratto e nei modi
con gli occhi grandi di una bimba
e la pelle come una ninfa dei monti
sotto cui scorreva linfa così verde che si perde nei mondi
degli alberi antichi scolpiti nel tempo morendo
cosparsi dirami rachitici simili a fili di ferro
è tra quelli che vede il figlio, giovane e tenero
a un palmo dal mento
nel palmeto in mezzo al vento è il figlio dell’oceano

investimi di nuovo, che stili di nuoto
potrei esercitare per venire da te
e vestirmi di te, e riempirmi di vuoto
versare una donna dentro un uomo
spargere questa acqua sopra il fuoco
argine del logos, margine del luogo
in cui invertiamo il moto per non incrociare le nostre linee

alfeo fermo in mezzo a dei gigli calpesta i fiori
il più grande dei figli di una famiglia di pescatori
ha la fama di spezzacuori e tra gli alberi grigi
accanto alle lepri e i conigli allarga la cerchia di spettatori
col petto già in fuori vede aretusa
ne ammira le pose la bella andatura la linea le mosse
lui alterna gambe rosee e guance rosse
e corre veloce forse
rendendo le fronde folte fosse per quanto fosse forte
si avvicina e la avvisa un colpo di tosse
lei ignora i suoi segni con quei silenzi che non sono risposte
poi fugge dalle sue mosse impaurita
con grazia inaudita in salita continua verso le coste
si nasconde in mezzo ai lembi di terra
sotto ai nembi sui campi verdi
là dove parte la via stretta per la fattoria vecchia
in cui ognuno prega in fretta
e trema alla stregua della strega della steppa greca
e là che si disseta afrodite la cacciatrice
in vetta ripara un fucile di guerra con il cacciavite
nota per gli scherzi della psiche
alterna la faccia da tigre
rughe in faccia per quanto lei faccia ridere
vede aretusa fuggire e le sorride e dice
la barca sua ancorata al pontile sia disponibile
le dice di partire quanto prima verso ogni cortile
tra le cortine sulle colline della sicilia
il viaggio la sigilla a ortigia
ed ogni anno alfeo arriva sulla crosta granitica con la camicia
elegante per ricordare la vigilia dell’incontro
con la bellezza fisica più importante della sua vita
pensa lei abbia perso la part-ta da vittima
con la corrente marittima e ogni sua sfumatura vitrea
a casa non l’hanno più vista
il padre e andato via stanco
lavorando tanto o verso il caldo di un’isola
così un giorno fai la scelta fatidica
ha il sudore sulla fronte
come quando con stupore la vide sulla fonte
ora si fonde con lei nelle onde
come se queste si aprissero come porte
e gli servissero da ponte
e arriva sulle rocce al tramonto, arrancando
travolto al porto dallo sconforto e dal gran caldo
sotto un cielo viola e amaranto
cadde dentro il mar ionio
come un s-sso marmoreo
verso la donna che ama tanto
corallo

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