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lirik lagu barocco – carlo corallo

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[testo di “barocco”]

[intro]
ah bon, j’étais en vacances dans le sud de l’italie, [?] étais très generoux, les gents, la mer, les rocheurs, les altures, les agrumes

[strofa 1]
nell’agone delle ore di punta la piazza in stazione ulula al rumore delle ruote dei pullman
l’asfalto marrone pullula di persone in tuta ed occhiali da sole dal settentrione fino alla puglia
salvatore ha la passione del mondo, lo stesso nome del nonno ed il sogno di essere un giornalista
svanito il giorno in cui si è detto: “si realizza”
poi ha pensato: “sii realista, accetta questa vita da guida turistica”
mostra a chi è in visita una lista di usi e costumi
più gli altri che gli uni vista la mole amp*ssima di luci sopra i corpi anneriti dagli arenili
le spiagge dorate o i lidi cosparsi di sassi lividi
la vide lì alla fine di giugno, coperta da un trucco fine comparire tra le prime file del gruppo
e lei avrebbe atteso la fine del turno per chiedergli di sentire il suo tono solare anche in un locale notturno
opera d’arte nuova, non come quelle per cui una guida spesso si abitua a fare la coda
ma lui la rifarebbe ancora per vederle fare la coda
prima che prema sopra la sua kodak *n*logica
se è vero che ogni cosa ha la sua logica
solo una scottatura porterà a trattarla come una scultura
amarla senza toccarne la pelle nuda
ma il sole non cala più ed è sopra un velluto blu che non fa paura

[ritornello]
non ho mai adorato di questo barocco
che se resti solo, ha i palazzi troppo grandi
e le strade troppo buie
ma ora siamo in due e sappiamo che farci
non scordarlo se parti
[strofa 2]
il primo bacio giunse il giorno che segue
nella sede mai piena del museo in cui spiega di schiena a una schiera di sedie
dispersi tra i reperti nelle teche
le tegole e le crete erano hansel e gretel tra le anfore greche
o verso le pietre dei muri a secco lungo le strade
il verde asettico di vecchie persiane in mezzo ai gerani
delle paesane sul davanzale spezzano il pane
la spezia del sale offerta dalla brezza del mare
che sale sulle foglie d’acanto
scolpite accanto a righe in arabo sull’arco del cinema comunale
il luogo adatto ad un rapporto anarchico
chi ha i primi posti vede male
chi ha gli ultimi si ama e pure senza scarpe
lei veste solo di carne, tra dune di sabbia, nuda
sfiora le canne, suda tra le petunie di casa
in pratica alla paese ognuno la chiamerebbe “b*ttana”
lui semplicemente “botanica”
portandola dove l’acqua si unisce alla macchia mediterranea
con l’aroma della rosa selvatica
donargliela è una cosa delicata
far mattino, studiar latino l’ha istruito a vedersela declinata
poi arrivò l’ultimo giorno di vacanza
la gente era già andata
il vente lacerava la ceramica
e lei se ne sarebbe tornata nel nord italia
tra quegli ibis e i climi della laguna oltre la pianura padana
gli amori estivi fanno il loro corso
da definire onesto più che senza sforzo
che la durata naturale di un matrimonio è quella del viaggio di nozze e loro forse divorziano all’equinozio
ma con il sorriso in volto sul 75 che dirige all’aeroporto
e allontana da quella cornice, lui resta di sfondo
lei gridando si alza dal posto
e dice: “sono giù ora vuol dire che sono felice”
[ritornello]
non ho mai adorato di questo barocco
che se resti solo, ha i palazzi troppo grandi
e le strade troppo buie
ma ora siamo in due e sappiamo che farci
non scordarlo se parti
mi stavo sul cazzo di questo barocco
che c’è tutto un mondo di parabole e di santi
coi ritratti troppo bui
ma ora siamo in due e sappiamo che farci
non scordarlo se parti

[outro]
[?]

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