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lirik lagu sogni sommersi – chiodo

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[testo di “sogni sommersi” ft. claver gold]

[intro: fu kyodo]
fu kyodo, claver gold, gian flores
sogni sommersi (sogni sommersi)
sogni sommersi tra fogli lasciati in bianco
sussurri, lettere sp*rs*, comp*rs*
son io che manco, io che cerco quiete gridando
non troverò perle nel fango
e piuttosto che recitare resterò all’angolo
d’inchiostro sanguino e darò oro
anche per nulla in cambio, darò oro

[strofa 1: fu kyodo]
anche quando non saprò dare un senso
al sole che sorge, ad ogni passo fatto
ad ogni stretta di mano, al contempo sfida e patto
alle speranze di chi mi sta accanto
sorriso e pianto, la vita è un tango, passa in un lampo
noi la guardiamo sfilare pensando ad altro
fra lе vetrine chiuse promеsse vane in saldo
cercando nuove scuse sugli scaffali in alto
dipingendo colpe sul volto dell’altro
non accettando consigli che hanno il sapore d’accuse
cogliendo spine d’astio, gettando rose e muse
perché è più facile guardare altrove e non pensarci
finché i nostri fantasmi sapranno ritrovarci
ed è più difficile dirsi che in fondo va tutto bene
che lamentarsi una vita aggrappati alle proprie pene
scrivo col sangue che scorre dalle mie vene
sceglierò ciò che è giusto a ciò che mi conviene
[strofa 2: claver gold]
io sento ancora il gusto amaro della vida loca
di lei che non mi fa il caffè ma gioca con la moka
di tutta quella coca in fila, limone e tequila
schiave da manila che a pensarci vien la pelle d’oca
già dalla lira metto l’ira e ometto l’apparire (sì)
tu vuoi una grappa, sire, stappane per me un barile
dall’arenila al centro il vento scriverà i miei versi
verranno fuori dai ricordi di mondi sommersi

[ritornello: fu kyodo, claver gold]
dimmi a che pensi quando di notte non riesci a dormire
cogliere sensi che fra le righe ti sapran stupire
sentirsi persi per risalire, l’eco dei versi nel suo fluire
vela l’eterno nel divenire, fra fogli tersi sogni sommersi
celano l’alba nell’imbrunire
la vita corre davvero, amore, non fa per me
non chiedermi perché stavo pensando a te (pensando a te)

[strofa 3: claver gold]
io che sognavo ad occhi aperti su prati deserti
catalogavo reperti ti ho liquidata per berti
io me ne fotto dei fan
io che sorrido ai concerti, che non sorrido con certi
guardo i graffiti coperti dalle vetrine di un tram
tu che venivi vestita da una vergogna appassita
ti spaventava la vita, poi piangevi intenerita
nascondevi ogni ferita dentro il vuoto dei tuoi occhi
sento il vuoto se mi tocchi, ho il cuore dentro il cellofan
nel mio lavoro invisibile come victor hugo
ti lascio un segno, trousseau, non sto parlando di flow
sai quante volte ho voluto ma invece ho detto di no
innamorati ed annoiati in un campo arato, mirò
tu sogni un uomo concreto che sa tenere un segreto
io sogno l’acqua del mare, col sale non mi disseto
nel nostro acquario mi calmo, mi cheto e poi mi ripeto
che non puoi uscire dal buio lasciando graffi sul vetro
[strofa 4: fu kyodo]
(non puoi) non puoi vivere scappando
e gettarti nel fuoco per uscire dal fango (no)
fuggire da sé stessi, dalle mani tese, dagli appigli
dagli abbracci, dalle grida, dalle sfide e dai consigli (ah, ah)
i treni passano come le chance, come le nubi, i dubbi, i guai
il vento asciuga le ferite ma il sapor del sangue non lo scorderai (no)
quando tornerai saprai il valore di un sorriso e mi sussurrerai:
“dimmi a che pensi” (dimmi a che pensi, dimmi a che pensi)

[ritornello: fu kyodo, claver gold]
dimmi a che pensi quando di notte non riesci a dormire
cogliere sensi che fra le righe ti sapran stupire
sentirsi persi per risalire, l’eco dei versi nel suo fluire
vela l’eterno nel divenire, su fogli tersi in cui rivedersi
sogni sommersi nell’imbrunire
io scrivo ancora pensieri fuori dal margine
sempre più fragile, tutto è più facile
scrivo per dirti, per dirmi ciò che non vuoi, che non voglio sentire
vorrei capirti, capirmi per poi zittirmi e sapermi stupire (tu dimmi)
guardarmi negli occhi per non mentirmi, scoprirmi per vederti arrossire
stringere i pugni lasciandoti partire, non venirmi a dire che dovrei capire (capire)
la vita corre davvero, amore, non fa per me
non chiedermi perché stavo pensando a te (pensando a te, pensando a te)

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