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lirik lagu la dimora – emarcinati (naghe & l-duke)

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[strofa 1]
via carroccio anni ’90
un regno a parte dal solito standard
un pezzo di calabria misto a affari di gentaglia
tra una famiglia che non piglia e un’altra che arranca
bambinetti scalzi nel cortile appresso ad una palla
di sera o già all’alba fisso ormai di tradizione
farsi faida da un balcone da chi è ancora col boccone
per una di troppo rumore, porte rotte nel portone
un bastone sulla moglie dal marito un po’ ubriacone
spari di pistole e macchine incendiate
film di azione, cinema, a qualsiasi ora vogliate
ragazzi contesi, dai più in gamba a quelli fusi
giù ai burroni a confrontarsi in liti per le proprie tesi
è un pezzo di vita quei trascorsi e quella vita
la dimora, la mia strada, la mia suola, la mia scuola
è qui che imparo, qui da tutto il resto ignaro
incubando ogni ricordo dal più caro a quello amaro

[ritornello]
é nel mio cuore questa strada, questa piazza
la gente che ci vive, la sua voce lei schiamazza
è parte di me, la mia sorella di cemento
è sangue del mio sangue ed è incubato nel mio grembo
eyo, yo, eyo
eyo, yo, eyo
e la dimora dentro me rivive ancora
in ogni singola sera, in ogni singola ora

[strofa 2]
dietro e dentro di me da anni
da quando in panni larghi mi giravo san giovanni
lei era nei miei sguardi, nei miei gesti, nei miei tratti
la pecora nera in dimora diversa dagli altri
in giro i negozietti pochi spicci nella sacca
tra gare in bicicletta, una caduta e qualche macchia
la vecchia che ci sclera, secchi d’acqua quando è sera
lei vorrebbe andare in branda, ma oramai è infognata nera
ognuno qui alla sua maniera, ognuno con la sua materia
da chi se la rileva a chi l’ha presa meno alla leggera
avevo 12 anni, tanti sogni
chiusi nei bagni dei palazzi a raccontarci i minimi dettagli
gli sbagli, dettarci consigli
per noi figli di operai che lottavamo per due spilli
quei figli di papà paraculati ma conigli
piangere felpe di marca da tagliarsi i cugghiunilli

[ritornello]
é nel mio cuore questa strada, questa piazza
la gente che ci vive, la sua voce lei schiamazza
è parte di me, la mia sorella di cemento
è sangue del mio sangue ed è incubato nel mio grembo
eyo, yo, eyo
eyo, yo, eyo
e la dimora dentro me rivive ancora
in ogni singola sera, in ogni singola ora

[strofa 3]
sere d’estate animate da sciure sedute sciupate
(?) soap con le cognate, noi a gustarci le puntate
schivando cagate del cane del vicino
che colonizzava con scultura ogni mattino
chi se la menava perchè era marocchino più di te
tra prati e palazzoni tutti quanti i miei flashback
i primi rap, i primi match sotto quel sole
i gradi all’ombra 4 gocce che aumentavano di più il calore
l’odore dell’asfalto a contatto con tatto e olfatto
che hanno fatto di giornate cazzeggiate un proprio marchio
io mi rivedo ancora con lei, laggiù con gli altri
bambini illuminati di quei gran bei vecchi tempi
ognuno coi suoi p-ssi, le sue mete, i suoi percorsi
le proprie gioie, le discese dentro i fossi
tenendo alto lo spirito, la vista, la speranza
la vita, la dimora, la mia fonte di sapienza

[ritornello]
é nel mio cuore questa strada, questa piazza
la gente che ci vive, la sua voce lei schiamazza
è parte di me, la mia sorella di cemento
è sangue del mio sangue ed è incubato nel mio grembo
eyo, yo, eyo
eyo, yo, eyo
e la dimora dentro me rivive ancora
in ogni singola sera, in ogni singola ora

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