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lirik lagu policlinico – gli inquilini

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[intro]
‘a sta’ a senti’ ‘a sirena, sì?
lasciate ogni speranza o voi ch’entrate

[strofa 1: profeta matto]
vera’ ‘r giorno che pur’io me ce scrocio
quarta vorta che cce vado, quello n’è ’n incrocio, è ‘n infrocio
a gianni, ‘a sirena vabbé cche sse sbrigamo
ma ssi cori così appena magnato, vommitamo!
che palle, ecchime qua, che cc’è ‘r ferito?
“si sbrighi, forse mio fratello ha lo sterno spezzato!”
e capirai, ieri uno moriva dissanguato
ho vinto ‘a scommessa è morto prima d’esse ricoverato
damme ‘na mano a carica’ ‘sto disgraziato
“e la barella?” ma figurete, già è tanto che sso’ arivato
“ma a l’ospedale starà meglio!” e cchi ‘o sa
ha chiamato alle otto, ce sta’ ‘r cambio e stanno tutti a magna’!
“ma non lavora nessuno!” e c’hai raggione!
“ma se sta male lei va’ all’ospedale?” fossi cojone!
io sto a casa e prego nostro signore
a giuveno’, ma nun lo sai c’a l’ospedale ce se more?

[ritornello]
“mi aiuti signore perdo sangue e ho dolore!”
e adavede stamo a fà un film d’orrore
“sono in preda a un malore, signore, si sbrighi, chiami un dottore!”
a giuvenò ma nun lo sai c’a l’ospedale ce se more?
“mi aiuti signore perdo sangue e ho dolore!”
e adavede stamo a fà un film d’orrore
“sono in preda a un malore, signore, si sbrighi, chiami un dottore!”
a giuvenò ma nun lo sai c’a l’ospedale ce se more?

[strofa 2: mr. madness]
mi riducono sotto stress troppi medici in corsia
a cosa mi serve riempire il modulo, ho mio fratello in ortopedia
“me lo compili con i suoi dati” “ma… veramente…”
“lo consegni al secondo piano ma deve andare a piedi, l’ascensore è rotto sono spiacente”
ed io che pensavo d’essere l’unico incompetente
la direzione da prendere non si comprende
vederci chiaro qua dentro neanche con la lente
sto al quinto piano solo flebo e barelle
ma che ci faceva nel reparto malattie mentali il tipo con le stampelle?
cerco la stanza numero venti, ho perso una mattina
ho un mal di testa terribile datemi una novalgina
ok è la prima porta a destra, “permesso?”
ma è stato trasferito nell’edificio adiacente a questo
oh cazzo adesso sono io a farmi ricoverare al più presto

[strofa 2: maya florez]
ed è una notte come tante qualcuno ancora piange
l’ambulanza è piena della folla riluttante
è inquietante quanta gente giri in ospedale
ma è normale che i dottori giochino invece di operare
di notte senti le frequenti urla dei pazienti insolenti
costretta a rifuggiarmi, non sentirli
una lezione bella spessa è una promessa
a dieta per un mese, sì, da questa sera stessa
tre figli a carico, è mio incarico sfamarli
a quel vecchio a 90 anni tolgo il pasto, sai che danni
e non fa nulla tutto il giorno sai che bello
ma stacci tu 24 ore col grande fratello
sono stanca del lavoro, è una fatica immensa
mi sa che torno a casa, no: meglio un salto in mensa
ecco una sirena: “mi aiuti, un’infermiera!”
“capirai signora, stacco tra un minuto appena”

[strofa 3: barry convex]
dico a tutti buonasera, sono il chirurgo estetico
faccio labbra come culi e tette dal calco classico
ho tolto i brufoli dal volto di cassano
ho rimediato a berlusconi un parrucchino sul castano
liposuzioni per donne di ogni età
e con il grasso rimasto faccio una cremina alla vitamina a
sicuramente cancerogena ma poco importa
è una risposta ansiogena
dal mio reparto partono le ricerche
mentre in sala parto si è visto un topo un po’ verde
finanziamenti, valanghe di alghe per mogli di presidenti
niente bellezza per i pezzenti
solo code interminabili e invalidi coi ticket non rimborsabili
arrivederci dal chirurgo estetico
il medico più in auge del policlinico

[ritornello]
“mi aiuti signore perdo sangue e ho dolore!”
e adavede stamo a fà un film d’orrore
“sono in preda a un malore, signore, si sbrighi, chiami un dottore!”
a giuvenò ma nun lo sai c’a l’ospedale ce se more?
“mi aiuti signore perdo sangue e ho dolore!”
e adavede stamo a fà un film d’orrore
“sono in preda a un malore, signore, si sbrighi, chiami un dottore!”
a giuvenò ma nun lo sai c’a l’ospedale ce se more?

[strofa 4: kento]
sono il primario, vengo quando voglio, non ho orario
con tanti assistenti quanti santi in calendario
che sia chiaro il paziente sia paziente se è un estraneo
sennò visita in clinica e si aiuta chi ha il denaro
prendi il talco, metti il guanto, chi direbbe che sei stanco
con il codice di ippocrate ed il camice più bianco
però ieri ho cominciato e l’ho finita stamattina
una notte di lezione a studentesse in medicina
manu parla piano e dice: “ti amo, professore”
brenda è già più attenta e gode per il trenta e lode
con i ferri li sotterri, vabbè certo non mi aspetto
che sia in sala operatoria come in camera da letto
non sa resistermi, lei lo sa che non trema sto bisturi
eclisso ‘ste bimbe mandandole in extrasistole
credici se stai bene ce ne avremo i meriti
ma ogni cicatrice dice il nome dei tuoi medici

[strofa 5: daniel mendoza]
ricordo il giorno in cui arrivai
non sarei mai dovuto entrare ma entrai
mi ricoverai, operai e li iniziarono i miei guai
sai, sono farmaci che accumuli
flebo che assumi e rigurgidi
sangue e pus putridi giù a grumuli
chiamai urlando l’infermiera
c’era beautiful di sera
e mi lasciò coi miei decupiti in cancrena
ma ho fiducia nel sistema e quindi aspetto
uscirò presto, c’è continuo bisogno di posti letto
la mia era solo un appendicite diagnosticata esof*gite
se andò presto in peritonite
dite che puo succedere
sì, ma è da non credere
un uomo solo appeso ad un filo del suo catetere
è un eccedere camere piene e altre con letti vuoti
stasera in agonia in corsia in compagnia dei topi
e pochi minuti ancora e poi finirà il mio strazio
un’iniezione e in ospedale ci sarà un po’ più di spazio

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