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lirik lagu avorio – john faser

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[testo di “avorio”]

[strofa 1]
ho un fardello in testa, sulla spalla l’uccello del malaugurio, come preludio il buio di sto tugurio
assorbo luce tellurio, te l’assicuro, drogando il composto lo si rende impuro
ho il sangue verde parea come sauri in nuova guinea, scarsa nomea, una marea di pare in apnea
metamorfosi medea, un’immaginaria platea di tossici con la gonorrea e un’ anemica dea
questo è uno sfregio all’arte, exploitation splatter, trashgore alla fratter, sperimento pattern
incido carcasse di trapper con un cutter corpi a pеzzi tra le fratte, milze еstratte saranno cibo per blatte
sono il pasto di questo mondo grigiastro
rinasco in un giorno infausto nel vento freddo di marzo
a glasgow, da un astro guasto, un nastro esausto, a volte non mi basto, punto più in alto armstrong ma son rimasto sul lastrico

[ritornello]
questo è un canto aleatorio, no
è un pianto liberatorio, io bianco e provvisorio come l’avorio, intanto esalto un vanto illusorio, ma tanto dal canto mio dal campo santo inciampo nel purgatorio
e porco dio
esprimo ‘sti desideri, ma poi mi chiudo per mesi interi
che credi? non mi rifugio in meri credi piuttosto cerco un pertugio fra cieli neri problemi che non scucio col fumo dagli emisferi

[strofa 2]
e tu che ti lamentavi che non arrivo mai al dunque
ho fatto più di un giro di boa ma sono ancora chiuso nel bunker
e comunque è tramite questi buchi nelle pareti che odo gli echi d’altri pianeti
disgrego segreti, tra i pineti
faccio il test di rorschach coi fazzoletti sporchi di muco, per fortuna non mi buco ma brucio stralci di vissuto, sparuto e ossuto, conduco un esistenza da sperduto, le pare che produco annegano in pozzi di liquore al sambuco
disegno teschi e arabeschi su testi sacri, apri il whisky che tanto siamo predestinati, a giorni tristi e allucinati, sconfinati tra organismi profilati, assetati di luce filtrata dai pergolati
mi indebito con l’anticristo, medito un esorcismo ma son dedito ad alcolismo
ho più di un merito ma cristo sto perbenismo, basta che già mi rattristo e annichilisco per automatismo
[ritornello]
questo è un canto aleatorio, no
è un salto dal promontorio, io stanco e provvisorio come il petrolio, intanto svampo in un lampo illusorio
ma tanto per conto mio dal campo santo inciampo nell’obitorio
e porco dio
li recido ‘sti pensieri neri, ma mi consumo per mesi interi
non vedi? non mi rifugio in ameni credi
cerco un pertugio fra cieli alieni, problemi che non scucio se non mi buco gli emisferi

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