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lirik lagu quando la nebbia inghiottì la luce – john faser

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[testo di “quando la nebbia inghiottì la luce”]

[strofa 1]
se non rifletti quanto prima muori
avverti su dalla collina tuoni
a rischio come insetti impollinatori
quali affetti? non ho estimatori
no, non siamo importanti
solo forme terrestri
come gli elefanti vegliamo sui resti
vediamo gli abissi, restiamo depressi
scaviamo dei fossi, cerchiamo noi stessi
e se il tempo è solo percezione entropica
la morte perde senso, è costruzione antropica
la gravità piega tessuti mantenuti nel suo grembo
esalerà da queste nubi i fumi del volere eterno
buchi come bruchi rinvenuti nel suo interno
mentre cerco di colmare il vuoto immenso dentro agli atomi
discendo dagli oracoli
trascendo da ‘ste lapidi
gli esapodi che attendo pretendono miracoli
il capitalismo mi rende cattivo
ogni stronzo che incontro lo vorrei morto nel frigo
e ‘sto lavoro che lentamente mi porta al suicidio
ma che importa in qualche forma anche se d’ombra sono vivo
steso sopra al prato ricoperto di formiche
le uniche amiche assieme a ‘ste galassie antiche
dormo meglio dentro al bosco sopra l’erba
piuttosto che nel mio letto tutto rotto grigio tenebra
le spire di quest’edera si fanno più strette
penetra nel campanile fino a nutrire la perdita
ogni singola molecola che compone ‘sto monile
alla fine poi si sgretola e solo così rivive
tutto assume la propria vera identità
perdendo la direzione termica

[strofa 2]
e no che non sto meglio quando mi sveglio penso al peggio
non appartengo a questo mondo, sto svanendo
cercami nel vento di un tramonto che sta scomparendo
brucia allori del trionfo nel tonfo sempiterno
ho provato tutti i sessi e droghe dai diversi nomi
ho complessi annessi spessi suoni
emessi dagli stessi tessitori
generatori di disgrazia
nella stanza il buio si fa sempre più cupo
mi rifugio nell’infanzia dei ricordi che ho perduto
chiuso nel recinto poi convinto di svegliarmi dormii vent’anni come “rip van winkle”
ho finto di stare con gli altri per scacciare via fantasmi ma le grida degli astri ne stan confondendo i tratti sto tendendo ad isolarmi
ottenebrando questi passi sgretolandone epitaffi stralci lambiti dai graffi di incubi e ritratti
nutro ammassi tumefatti ratti come willard
ritrovo il senso della vita sotto ai prati

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