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lirik lagu 36 stanze – kiave

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[testo di “36 stanze”]

[strofa]
varco la soglia
penna spoglia da ogni inibizione
convoglia il clima di tensione in ispirazione
trasforma le ferite in feritoie
la mia posizione è di stra’, basta con ‘sta citazione
nella stanza dei rapper non si respira
l’aria che tira umilia chi lo fa da prima del 2000
nella stanza della gratitudine solo un rapper
non è che spicchi il volo se mimi virgolette
nella stanza dell’inquietudine, pessoa
consiglia di vivere a pieno la noia
se vai dritto, eviti il giro di boa
sei la paranoia che si autoingoia, boa constrictor
nella stanza del rumore resto zitto
nella stanza del silenzio cerco il ritmo
nella stanza del governo c’è il diritto
di sp*cciare per decreto un editto
ogni mattina in fila all’ufficio immagin*z*one
una bambina in fila all’ufficio immigrazione
la stanza del sacrificio per la tua generazione
resta chiusa con la scusa dell’evoluzione
io sono un boomer (che cos’è un boomer?)
davvero vuoi rubare nella stanza di lupin?
respiro l’aria che si infiamma nel cielo, [?]
in cam coi lumière, kamehameha, [ryu, ken?]
ho una stanza ad atlantide sul fondale
dove i raggi del sole non riescono ad arrivare (ah)
nella stanza della vista cerco l’anima
l’occhio è l’evoluzione biologica di una lacrima
logica che non gravita attorno a una stanza statica
dentro la stanza pratica rianima la mia stamina
lamina che si sguaina nella stanza della faida
ma credo nella parole, fede laica e laida, ma a volte (ah)
sono solo porte dietro porte dietro porte dietro porte dietro porte (yeah)
oltre (oltre)
sono solo porte dietro porte
e tu mi dici: “fatti forte”, ma forte di cosa?
o forse dovrei farmi (seh) nella stanza di chi dosa
per chi non osa il torpore non riposa
in camera c’è odore di crisantemi e mimosa
l’ufficio dell’inaspettato, non avrei mai immaginato
di usare “mimosa” in un testo su un disco
nel rap certe parole non le accetto (no), non capisco
non dire “cacchio”, dici “cazzo”, cristo
l’insonnia uccide se la palpebra decide
notti di pietra nella camera che ride
l’ansia recide, altera la mia bile
guardando me la sveglia ricarica le sue pile
nella camera dei camerati c’è un nuovo mito
con imputati non deputati nel suo partito
il fascino dei fasci, no, mai subito
come cazzo ti viene di chiamare un figlio benito?
ah, sognavo una fine eroica
ma il tedio ha messo in cella la mia parte stoica
in testa ho una voce logorroica, paranoica
la stanza cranica non è una scatola anecoica
nella stanza soprastante urla dei bambini dei vicini, tonfi continui
apro gli occhi, nella stanza dei fastidi bestemmie all’ingrosso
‘sto mal di testa non mi leva mai gli occhi di dosso
ma troppe (ah) volte (ah)
sono solo porte dietro porte dietro porte (seh)
oltre (oltre)
sono solo, sono solo, solo

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