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lirik lagu ladro bifolco – luten perso

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luten perso sulla base tipo:
quello che ti serve, ti basta, ti prende
ti scaraventa
sierra la ventana
c’ho una tramontana in gola
tra non molto suona come l’oppio
che scaldavo sopra la stagnola
ti piace ‘sto linguaggio gangsta?
c’è chi lo detesta
ho fatto le bravate, ma non ho perso la testa
ho fatto il malandrino, ma solo con chi non presta
attenzione alle parole che doso
toso sta ressa di pecore maciste
tutti a dire ‘b*tch’ ma brò, o son ‘spiagge’ o tu sei triste
testi vergognosi, la sclerosi qua è più multipla di dieci
tu co me subisci come ai tempi ha fatto troia con i greci
ricordo tutti i punti:
regole chiare
c’ho quattro colonne in petto
e non le devo sbilanciare
se lasciare il tempio è giusto
è pure giusto poterci tornare
metto in dubbio dei perché la fede
la tengo per me padre
spero vi rendiate conto che serviva kanye
per tornare a questo immaginario
mezzo biblico, mezzo bigotto
a mio dire ostentato
e pur avendo il vaticano..
mc italiano tard’ te scetat
ma com’è? com’è? dai! dai!
fantasia carente:
nel cinema scongelano ancora vecchie leggende
sorridendo rifacciamo storie peggio
che però son colorate dai, si vedon meglio!
e le vite vere? puntualmente romanzate
ma allora chi mi dice che non son tutte cazzate?
va bene c’è del vero, ma poi gonfiano le trame:
stelle e strisce in generale, palle in stalle strascicate
tu cavallo da corsa, ma io rimango senza briglie
vuoi fare stallone, io potendo mi faccio le figlie
fra la metrica ed i contenuti resto qua
posizione di sp*ccata meglio di van damme
stendo la carta, spengo ogni radar
perdi le mie tracce ma ti suono nella capa
non mi puoi zittire, ma tu puoi tacere e bada
a non parlare quando mi giro, che ti rimando a casa
ti metto in quarantena, ma per sempre
cazzate odierne, le segui manco fossero un dpcm
su ‘sto foglio c’ho un assembramento di legnate
vado una scheggia, tu una scorreggia che porta a cagate
sei intelligente solo quando resti zitto
fatti le mie cover magari sembri più ricco
di termini e concetti, piuttosto di quel tuo finto
provare a fare il figo, ma lo stile non è tuo..
che dico, lo stile proprio non ce l’hai papito
parli un po’ spagnolo, ma pari paso adelante
io sono gaspar noè quando rappo, non hai capito
che mi entri nella voce come morto ed il trip è agghiacciante
seguimi, legami ai tuoi legamenti
menti fresche, metti pesche su ste note e balleranno
ho la metrica più perfida e malefica, più intrepida
perché appena ti giri ti fotte la mamma a random!
co ‘ste rime sui parenti cadi in basso
ma così in basso, che comunque tu rimani all’altezza perfetta
per partire con una marchetta, e senza fretta
puoi chinarti e cominciare a slinguazzarmi il (yu*uh uh)
una per tutti se tutti si credon l’uno
moschettieri siete moschettoni con le chiavi in culo
più che mosche mosconi, ma bestemmiate il suono puro
e più che losche persone, voi siete lische ed io vi sputo
[strofa 2]
potrei prendere di mira la città, la gente
la viltà, il tuo niente
potrei prendere e attaccare le vostre leggende
posso odiare il prossimo
posso sembrare drastico
ma mastico il tuo spastico
discorso tossico
mi credevi un pacato portato a tacere
ma se poi parlo non c’è storia bro:
lo faccio a mestiere
come rollare ciò che riempie le mistiere
temi schiere?
io ho sempre temuto di più le loro bandiere
se non apri gli occhi sono cazzi nel tuo culo
non adesso, neanche prima, io ti parlo del futuro
che non percepisci, ma nel quale sei incluso
questo stato ti ha mandato la coscienza in disuso
dai caso chiuso
questa scena artistica mi fa ribrezzo:
ribelli ma per finta, “lo faccio solo per scherzo”
un tempo l’arte andava contro chiunque, invece adesso
siete schiavi e le catene pensa, son quelle del cesso

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