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lirik lagu lovv poetry i – marcosoule

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[strofa 1]
sai, è come suonare un piano a pelo d’acqua
e non può farlo nemmeno dio, come faccio io
e mi chiedono perché scrivo nello stesso modo
su basi che ricordano il sole
e giro nella perfezione del suo moto
è così perché la bellezza nasce da gioia
e ciò che è bello piace
infatti per me troia è un luogo
dove i cavalli corrono
il legno ti protegge e ti maschera
per colpire al cuore con una spada
per questo voglio piacere per un po’ di tempo
così, per p-ssatempo
perché ciò su cui scrivo è un alimento, e mi riempio
a voi lascio le briciole come ai piccioni
contenti comunque perché riconoscono il nostro essere buoni
e da piccolo avevo le meglio armature con i cartoni
armature fatte di cartoni e fogli
il tuo mare abbraccia i miei scogli
vogliamo i campioni per fare i campioni
trasformo i pianeti in palloni
perché tutto gira e crea un ambiente per i nuovi
per ciò che nasce, creature in fasce
dirotto il corso degli uccelli spingendoli in fasce
fuori, dove i rumori segnano la strada in tappe
da scalzo mi hanno rubato le scarpe
e ti rendi conto che il momento più bello che vivi è nel mondo
dove tutti i mali che aliti su un microfono si sovrappongono
e arrivi al punto che sei così disperato che devi dare
al di là di un genere musicale, che sia rap o parlare
non voglio catalogare la mia maniera di emozionare
non puoi dirottare la traiettoria del mio volare
ho scudi in stelle, i vecchi da rotti cadono
e tu esprimi un desiderio per sentirti meno schiavo
della schiavitù che hai creato
e dammi un abbraccio per favore
che ho paura della morte, e con la tua non ha fronte
ho la paura del non riuscire a chiudere ciò che ho promesso
e che non ho fatto
ho conti in sospeso segnati sul braccio
ogni globulo è rosso sangue
perché è nel sangue
e darei tutto per scontato se non t’avessi incontrato
tra le pagine di un caso, che forse è il più strano
per questo taglio il cielo con un deltaplano
perché non ho soldi per un aeroplano
ma sto arrivando tra un gabbiano e l’altro
e scusa se perirò affondando, sp-cco il ghiaccio con la testa
resta qui, tra i due posti serve un ponte, come catamarano
sono stato spazzato via dal tuo arbitrato come neve
sei lo spazzaneve della neve che non ho mai incontrato
e la mia posizione è da stratega
ho il sole che mi segrega nella scrittura
e gli ho tornato la nomenclatura mia
perché ogni tornante è ritornato
per ogni montante bloccato
sono p-ssato da viziato a vizioso come circolo
ho i piranha in circolo
non ho barre né batteria
voglio fiatare come un cane
tanto piango per le carezze e le cazzate, è uguale
e non voglio curarmi, non per nessuno
quel poco che ho è per un treno, torno quando è buio
dopo che i mostri escono fuori dal buio che contengo
sp-ccandomi la mascella dal didentro
e conosco sempre più artisti soul che vanno all’infinito
e approssimano l’infinito che ho e riporto in ciò che scrivo
per questo sembra non finire, e finirà come un libro
e mi terrai chiuso e conservato, coricato
per ritrovarmi e piangere ancora quando sarò andato
saltellando insieme alle lepri
col punto in testa di non tornare
che è lo stesso punto dove hai sparato
mentre gravitavo nel salto
per regalarti ogni singolo mostro
che p-sseggiava nello spazio
trovandomi solo con un buco in b-sso
in direzione di schiena come un capodoglio
morto
e quando ti incontrerò restate tutti zitti come nel sonno
chi mi ha fatto piangere ha spesso pianto solo
resto chiuso in un manoscritto
tu che possiedi la kryptonite e le pepite
hai le mine tra i fiori come in prato fiorito
e non ti abbraccio, no, ti spedirei lontano ad ogni batt-to
ognuno a casa sua, coprifuoco
sciabolata nella trachea, chiamami mangiafuoco
io posso restare solo per poco
e proprio per questo riempio casa di foto
e il conducente non capisce la meraviglia pura che mi costeggia
fondo sciroppo di albicocca a manetta nel silenzio che ci ammanetta
e per capire cosa c’è dopo la morte mi sono dannato
così ho pensato a quando sono stato partorito
io so che qualcuno ha gridato mentre mi ha spinto
e quando sparirò, io so che griderai come nei live

[interlude: miss larke]
quando parti?

[strofa 2]
eh, sono part-to da un po’
ho nascosto il tesoro dentro, così chiuso che non puoi rubarlo
sono un apostolo e mi chiudo nel sacro
ho sbagliato a pensare di sviare il percorso sentimentale di ogni donna che ho incontrato
perché un fantasma non va via senza aver saldato un qualsiasi conto
e per questo in quest’incontro mi sento saldato
ed una figura che forse non è, ma ho creato
io che ho scalato rocce, verso l’infinito e oltre
e non esiste alcuna coltre che può fermarmi
neanche di notte perché il buio lo combatto da pargolo
chiuso in un angolo dove non c’era battuta come nel calcio
ho pianto tanto che quando ho rivendicato il mio sofferto
il buio una volta perso m’ha pianto luce addosso
ed ho capito che l’armonia delle creature a cui non c’è spiegazione
è nel loro male nascosto e barricato
come il fatto che l’unicorno ha il suo corno che tanto bello s’è dimostrato
e non c’è paragone più azzeccato perché mi sento incornato
non dimentichiamo che chi cantava prima di noi
non ha cantato un -ssedio allo stato
il dolore che ci riempiva, riempiva un teatro
perché il cuore non batte se svuotato
e devo detergere, immergermi in ciò che ho creato
qualcosa che non finirà, mai
mai
mai

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