lirik lagu incubi di carta – musashi a.k.a eugen de silentio
[testo di “incubi di carta”]
[strofa 1]
se la gente si ricorda il tuo nome muori solo una volta
io ci provo a dare sta svolta, non resto nell’oblio
ne ho vista tanta di gente travolta dagli eventi
senza aver potuto dire: “qua ci sono io!”
la realtà soffoca i sogni ma non gli incubi
ragione sotto vicodin, cerco la luce in questi cunicoli
sai, non tutti i guerrieri diventano leggenda
spesso la dea bendata si rivela tremenda
sopra e sotto al palco donne accanto e amici veri
sono privilegi rari, mattoni per nuovi imperi
zero scienze esoteriche ma palle più cuore e cervello
per i desideri in chi credi, nel drago shenron?
non anneghi i problemi in bicchieri pieni di dry gin
nuotano da dio, combattili in colpi tai chi
mai ci separeremo, il mio plotone è compatto
assetto d’attacco, la cricca è pr*nta al contatto
[ritornello]
scrivo incubi di carta grossi come siddharta
si combatte come a sparta e lo si fa finché si canta
scrivo incubi di carta, stringo la mia alabarda
c’è il nemico che mi guarda e la lingua mia lo bombarda
scrivo incubi di carta grossi come siddharta
si combatte come a sparta e lo si fa finché si canta
scrivo incubi di carta, stringo la mia alabarda
c’è il nemico che mi guarda e la lingua mia lo bombarda
[strofa 2]
guarda le stelle, scegliti la tua ed inseguila
perditi nel cosmo, sogna, non smettere mai
il nettare di questa vita è avere gli obiettivi
e se ci arrivi ogni tua molecola quanto l’adorerai
la melodia delle sirene mi attrae verso il fondo
viaggio al centro di sto mondo come giulio verne
nell’abisso cerco perle chiedendomi quanto serve
sta fatica se con la fatica io non pago il conto
quante mani ho stretto, quanti baci ho dato completamente privi d’affetto
troppo spesso ogni mio gesto l’ho sprecato
cerco la forza vitale in qualche decibel
parlando in metriche di cose che vorrei evitare
medicare le ferite della psiche è un vietnam quotidiano
ogni istante racchiude un romanzo scritto da un deviato
il flusso di coscienza intercettato ed infettato
da una calma piatta di plastica e muore il pathos
[ritornello]
scrivo incubi di carta grossi come siddharta
si combatte come a sparta e lo si fa finché si canta
scrivo incubi di carta, stringo la mia alabarda
c’è il nemico che mi guarda e la lingua mia lo bombarda
scrivo incubi di carta grossi come siddharta
si combatte come a sparta e lo si fa finché si canta
scrivo incubi di carta, stringo la mia alabarda
c’è il nemico che mi guarda e la lingua mia lo bombarda
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