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lirik lagu boyka – pathos

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[testo di “boyka”]

[strofa 1]
vi credete pac, siete ja rule
mitragliette e glock, niente joule
vi togliete o no? chiede a yahoo
chi vuole ‘sto flow, viene da su
ti duole lo so, siete a kabul
*3 sul mio conto, cose che affronto
vedo te, mi ricordo che cos’è il conforto
perdo lentamente l’io, sono morto da prozac
credo fermamente in dio come a rondodasosa
non capisco questa ansia che hai nel diventare un crip
ribadisco che di merda ce n’è tanta pure qui
devi solo sceglierla come se fosse una puttana
prova ‘ndrangheta, camorra, cosa nostra, forza italia
qua non vedo che una bici contro un panzer
quando fotte me la tua b*tch mi chiama tanzler
scatto, démodé le sue uniche battaglie
sa tutto di sé perché non si fa domande
non reggo gli avvoltoi, li stendo su scrittoi, li rendo orinatoi
e ciro dopo il brandy non berrei il magenta
proteggo franco loi manco fossi emanuela loi, ma se fossi in voi più che i pezzi in giro troverei un’agenda
perché ha più incastri che stelle d’inchiostro
ti mandano in crasi, muori, vai nel paradosso
tipo quel tale letame col collare laido e logoro
pregare prima di sparare a claudio domino?
what the f*ck
mama i’m a criminal
ascolto questi rapper e mi viene l’ittero
dentro il fegato s’accumula la bile esacerbata dall’esagerata abile retorica
secondo cui ogni uomo che fiorisce in campi disagiati
deve scegliere per forza di commettere reati
è più difficile studiare per uscire da un quartiere
che uscire da un quartiere come salma da studiare
sembri il tipo che mi ammazzerebbe kanye
solo per far capire che ha capito nietzsche
chissà perché se cito il pazzo che mi pare
la gente pensa sempre “ma che cazzo dice?”
quindi dai ci rinuncio, sì, ma mai al contenuto
swelto dammi il beat e bye, farò più morti di murubutu
i miei vampiri mi chiamano eazy*e, gli hater hanno sigari
se non hanno bombe mi chiamano emily
mischio arti tipo testi, flow incastri e caro
dimmi chi rimane in piedi tolti i numeri e il denaro?
yuri chechi tieniti gli anelli, l’oro e l’attico
perché se scendi in questo inferno sarò boyka, tu l’arbitro
[intermezzo 1]
quanti demoni urlano dietro le sbarre

[strofa 2]
come una pietra il mio pianto che non si vede
nel secondo in cui riesco a riveder le stelle
mi spoglio delle moltitudini che tesso
il grigiore sfuma, vedo il porto riacquisire un senso
mi ritrovo a risfogliare scheletri di culto
quando sotto ai piedi nudo è l’argento che fuma
strano come una cultura che odia ogni sopruso
al contempo celebri uno stupro per la natura
voce di madre che mi culli furiosa in un’ape
dov’è che quegli ingordi t’hanno rinchiusa a volare?
tu che coglievi fulmini e ne facevi una rosa
e ti strapparono via tutto, ma mai la parola
ho provato a raccontare del gelo di gerico
fra mura vinte, oggi dipinte con tinte più umane
eppure quella luce, bimba dal volto più angelico
ancora fugge da quel bosco, dal monte, dal mare
come fissare l’universo aspettando finisca
o pregare per qualcosa che ancora ferisca
come scambiare delle braccia per vecchi violini
o ballare con i secoli, con il tempo e i suoi giri
io dell’inferno mi ricordo soltanto la calma
perché l’amore è come un fiore che sposta il cemento
mentre cadevo giù nel nono cerchio, ferma e calda
una mano m’ha trovato e forse m’ha redento
un angelo con delle ali coperte di litio
nascondeva ogni sua tenebra con un sorriso
che rapiva le ombre antiche chiuse nella stanza
trascinava con la forza lì fra le sue labbra
il vento della notte raccoglieva i suoi segreti
che sbocciavano in sorrisi brevi nel mattino
sebbene per la gente fossimo rottami e vetri
ci raccoglievamo ai bordi di quel paradiso
dove il giordano scorre fra le mani d’un artista
cambia il cappio in una corda per un chitarrista
fa viaggiare ancora un uomo ucciso dalla moglie
dona calma ad un ragazzo e alle sue grida sorde
ho visto uomini strapparsi la carne di dosso
per gettarla con violenza contro fredde mura
nella speranza che una volta poi tornata incontro
quell’impatto avrebbe spento il fuoco che non brucia
ho visto occhi che al momento poi del mio congedo
m’hanno stretto così forte che a stento reggevo
ho atteso giusto il tempo d’una vita che non passa
ed una lacrima era grido sulla terra santa
ora l’inferno pare un vento se noi siamo insieme
ma non saprei che cosa darti per ciò che hai donato
non l’eterno, non i fiori fra queste galere
vorrei offrirti quel caffè che non ci hanno mai dato
[intermezzo 2]
un po’ di paura ce l’ho, è vero
quando sono sul ring, e quando le prendo
e le braccia mi fanno tanto male che non riesco più a alzarle
sì, allora penso “dio, quanto vorrei che mi beccasse sul mento”
così non sentirei più niente
però poi c’è un’altra parte di me che viene fuori e che non ha tanta paura
c’è un’altra parte di me che non vuole mollare, che vuole fare un altro round

[strofa 3]
quando nascerai lo so non sarà tua la colpa
sarai b*ttato nel delirio di una folla
strappato dal silenzio e quiete senza sogni
per trovar la calma in una voce, i più dolci fra gli occhi
imparerai davvero presto che cos’è un segreto
tenerlo dentro nonostante ti uccida davvero
è il primo conflitto poi è tutto in discesa
verso l’abisso ed un freddo che pesa
vivrai in un mondo che vi è dato rovinato
ma andando a scuola tu sarai quello sfigato
sai, le mode e i canoni del gregge son molto feroci
e più sarai distante più loro saranno atroci
allora prendi una pistola e fa una strage a scuola
oppure copriti la testa, il futuro e qualcosa
segui i tuoi sogni e le passioni anche dovessi fare fuori
le ambizioni dei migliori o dei tuoi genitori
chissà se un giorno troverai davvero quell’amore
che hai visto solo dentro ai libri, letto nelle storie
forse più probabilmente arriverà in silenzio come un fulmine
quella sua pugnalata dritta al cuore
il rumore verrà dopo anni giusto a circondarti
e proteggerti dagli altri, assordarli
ma segregarsi dentro casa per paura degli abbagli
è accendere la vita, ma ormai troppo tardi
spero che sarai davvero più forte di me
e riuscirai col tuo coraggio ad evitar le droghe
ma se dovessi poi caderci allora per favore
fa’ in modo di fare di tutto per sentire il sole
non ascoltare una parola di quelle persone
di quelli che fanno di tutto perché tocchi il fondo
sarà il sogno l’affronto
non essere il più forte del mondo, ma più forte del mondo, in fondo
siamo solo viaggiatori fioriti nel grembo
d’una nebbia fra le nebbie raccolte dal tempo
dove va la fiamma d’una candela che spegni?
non sappia quella mano destra degli investimenti?
un uomo è vero quando rende meno vero un uomo?
ad una donna basta solo il suo dire “ci sono”?
combatterai ogni tuo singolo giorno
cerca il tuo modo, rendi il buio un ricordo

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