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lirik lagu pangea – reiven

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[strofa 1]
ho rigirato la clessidra col senno del poi
adesso il duomo prende vita, gira intorno a noi
la luna storta è divert-ta, raduna i satelliti
che sembrano imitare le orbite degli avvoltoi
forse le stelle sono guardie ed il corpo è una cella
forse nasciamo per volere di un verdetto unanime
e scontiamo una condanna a vita sopra questa terra
distratti come ergastoli in un carcere d’anime
dimmi solo qual è il trucco
dimmi soltanto in quale modo posso sentirmi normale
non c’è niente di più brutto
del vivere pieni di vuoto e non saperselo spiegare
o almeno mai del tutto
rimpiango le sponde ma quanto meno annegare
mi è stato utile a chiarire un punto (quale?)
non puoi combattere le onde di questo bagno di sangue
pensando di poterne uscire asciutto
qui non c’è posto per me
più vado su più l’abisso è profondo
mi fondo al cielo, all’aria rarefatta
sto in equilibrio sul tetto del mondo
qui non c’è posto per me
non puoi lasciarmi marcire qui fuori
ridammi un quarto del tempo sprecato
prima di andare ridammi indietro i miei giorni migliori
crescere in fretta è il più grande casino
non c’è tramonto che duri in eterno
bello in eterno è chi muore bambino
è il gran finale quindi nessun dorma
adesso il cosmo si reinventa gabbia
niente scompare, tutto si trasforma
osserva il tempo che diventa sabbia
apre il portale, osserva il vuoto diventare spazio
segui la luce, osserva il vuoto diventare spazio
trova te stesso, osserva il vuoto diventare spazio
osserva la via lattea diventare via d’uscita da ‘sto chi-sso

[interludio]
il ponte di einstein rosen
che è detto anche wormhole
è ormai molto famoso

[strofa 2]
oltrep-sso il muro, le trincee
trova l’infinito, perché siamo più che umani
nel chiaro scuro vedrai ninfee
mi credi impazzito? ho visto il domani
il quadro è preciso, ho visto un -ss-ssino rimanere ucciso
un bimbo fare a pezzi religione e scienza
e il pane ritornare indietro a chi l’ha condiviso
svuota la carne, libera l’essenza
ho parlato al destino e so cosa ha deciso
suonerà l’allarme della resistenza
ho visto chiavi di violino aprire il paradiso terrestre
luminaria, il cerchio quadra la sezione aurea
l’universo non si riconosce e duplica se stesso tra flora e fauna
questa è zona santa, come ad itadori
il mio silenzio adesso sfida i cori
cavalcando l’eco di una folla sorda
che si sta schiantando sui dittatori
ora le m-sse si sfogano
urlando forte fino a quando le mascelle si slogano
tutto il dolore si riavvolge
il tempo torna indietro, le gal-ssie si infuocano
i cimiteri sono bolge, cortecce cerebrali dentro c-sse di mogano
l’ultimo rumore, guardo l’altro me che muore
poi rinasco nel bagliore delle stelle che esplodono

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