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lirik lagu folli catene – semicronici

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[h*ll’o’him]
benvenuto in questo pazzo mondo dove prendi
schiaffi in faccia inaspettatamente muori tra gli incendi

[axiom]
pretendi che certi momenti eletti ti attendono
se commenti con certezza la chiarezza che risplendono
ma questo è solo un pendolo e colpendolo si squassa
la sostanza che si scansa e ritorna in una matassa

[h*ll’o’him]
se la spassa sulle spalle di chi ammassa chi ti ammazza
la tua pelle così scarsa toglierà senza ritegno
se ti sdegni non importa finchè paghi la tua imposta
di destino avverso chе protegga il tuo misero regno
d’altrondе questo logorio costante s’insinua come un tinnito
nella vita inferocito da un istante
ed esaurito il primo attrito poi riecheggia
finchè non sarai pentito d’esser nato in un’era così straziante

[axiom]
cartina di tornasole dentro un’era rutilante
mutila l’indipendenza al costo di ogni proprio istante

[h*ll’o’him]
arrampicandosi su specchi di escatologia malvagia
la bambagia di una vita agiata strappa e la rende randagia
[axiom]
nessi vengono connessi, aerobica compita
imperscrutabile assomiglia ad un mistero cen0bita
mi risponde scivolando dalle dita, attraversando o riversando
ciò di cui sto conversando in una brutta vita
tuttavia mi sorge un dubbio, quante di queste persone
sono in cerca di una storia o di un’esalazione
tra l’esaltazione di minuti di compattazione
diventando matti mi contattano attraverso un nome
taglio da lontano, in mano una spada acinace
però cucina da vicino con uncini di baccello
conscio di una prossima variabile mi dico che
sono composto in quattro parti: io, io, io e te

[h*ll’o’him]
canto brutti quarti d’ora sopra quattro quarti
per sfogarmi ed affogarti ed evitarmi forti infarti

[axiom]
ti rifaccio la stessa domanda, mando una condanna
che riguarda la mia specie e guarda il suo filo di arianna
segue le mie tregue e sottoscrive con il sangue
sono languide le sere, a causa tua mi sento esangue

[h*ll’o’him]
quasi sfinito sotto fucilate e cortesie non ricambiate
cado vittima della nequizia altrui
e nonostante le coste dorate all’orizzonte io vedo sfocate
le memorie di colui che fui
[axiom]
non confido nel castigo universale, testimonio
che siamo in un matrimonio di conflitti, forza epiteliale

[h*ll’o’him]
tra scontri continui fingiamo che sia normale
quotidiana apocalisse necessaria per campare
in aria scuse nel mio vano tentativo d’evitare
e mano a mano striscio rapido tra chi vorrebbe male*
dirmi con parole amare mai tentando di capirmi
ma cosa potrei fare? non posso premunirmi
contro il mio stesso futuro e anche dei miei futuri figli
quindi mai potrò cullarci immersi in petali di gigli
falsificare ciò che il cuore sente
serve solo a spegnere il sorriso che ho dipinto in volto
mentre giungi alla realizzazione che nulla è risolto
io svanisco in nuvola di cenere stupefacente

[axiom]
centro gravitazionale rapido si accentra
grazie a un conducente che perse la testa perché deconcentra

[h*ll’o’him]
accalappiato da ciò che non c’entra in quel momento
è solo il vento a rimanere per coprire il suo lamento
[axiom]
tutto malnutrisce del suo sostentamento
eventualmente cenerà servendo causa ed effetto
manometto la mia posizione, supino ma eretto
la violenza tra le fasi è un testo mai stato corretto
la torre corre a porre alla finestra quello che mi occorre
di una filastrocca senza resistenza opporre
levo la sua preposizione, so che la predisposizione
differisce di stazione in stazione d’azione

[h*ll’o’him]
e ogni reazione presto si rivela vana
quasi vacua, fuoco fatuo residuo di una catarsi
la soluzione che giocoforza poi appiana
ogni conflitto è rinunciare alla rinuncia di rialzarsi

[axiom]
a discapito di quello che hai capito è un capitolo
dove sposto le epistassi e lancio sassi sul patibolo

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