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lirik lagu kali levante – semicronici

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[h*ll’o’him]
annaspo nel mio stesso sangue tra le cicatrici
incise sui miei occhi stanchi e martoriati dai cilici
ciò che amavo è andato in polvere nelle narici
cenere l’acredine s’insinua con pesanti malefici
corro contro il tempo e non esiste tregua
mentre noto pieno di terrore che la forza si dilegua
piano piano, infelice mi siedo sul ramo dei ricordi
trovo strano ritrovarli mutati in pensieri sordi

[axiom]
orde barbariche che concordano per mordermi
mi lеgano a una corda che contorta mi sembra distorta
mentrе a mia discolpa mi colpiscono con pietre io non posso muovermi
senza corroderne i sensi di colpa
palco della stessa ghigliottina su città in rovina
saluto quel pubblico che pubblica la sua eroina
inalando gas tossici nascondo i prossimi posti tropici
dove torno trovando resti modici

[h*ll’o’him]
troppo, troppo oltre mi son spinto nei miei viaggi
per seguire falsi saggi ho atteso a lungo il mio destino
da vicino quei miraggi hanno svelato il mio aguzzino
questo mio senso di colpa nel ricordo di quei maggi
[axiom]
sono ostaggi tutti gli uomini del dittatore
torno a fare musica e misuro il mio diavolo tentatore
sto intonando melodie che chiamo morte
sono insorte tutte quelle volte che pensavo “aspetterò la sorte”

[h*ll’o’him]
l’otre della mia sopportazione è pieno fino all’orlo
non demordo scordati che cada con un tonfo sordo
carico di sentimenti acidi udirai il mio urlo
mutare paesaggi rigogliosi in un deserto brullo

[axiom]
bullo è un avvoltoio che avvolto in una bandana
si volta, i voltagabbana si nascondono in una sottana
nata dalle grinfie delle infide filastrocche
le cui nocche danno pugni in faccia per sfamare bocche e pancia

[h*ll’o’him]
scricchiola la vita tra i miei vizi, siamo agli inizi
di un’era dalla brutta cera che sputa giudizi
marcito l’animo ormai vegeto dentro agli ospizi
cerco sodalizi e trovo solo cervelli ascitizi

[axiom]
vizio e ospizio si incontreranno in un’ascisse
che mise le sue carezze al servizio di scelte pessimiste
testamento delle messe veste le nostre stesse certezze puriste
lo sfondo isterico di queste risse
[h*ll’o’him]
percezione perdo mentre il mondo intorno a me collassa
squassa la realtà squarciando questa mia carcassa

[axiom]
sassate sul pavimento attentano ogni mio evento
mentirei se ti dicessi che non sto sentendo il vento

[h*ll’o’him]
spento il mio sguardo lascia attonito l’averno
scruta un nuovo oscuro inferno, nuovi eventi in cui mi pento

[axiom]
gli occhi color pece sono ciò che non mi fece sentir pace
ciò che non mi piace prende forma invece

[h*ll’o’him]
invece annego tra caleidoscopi che prendono forma
innumerevoli memorie mi travolgono in un turbinio
forse è troppo presto per gridare al mondo questo addio
forse è troppo presto per lasciare questa forma
kali, aspetta ti prego non sono ancora pr*nto
per chinarmi e lasciare che mi tocchi
mi distrugge l’affrontare ciò che ancora non mi spiego
ma oramai non c’è speranza mentre bevi dai miei occhi
[axiom]
pochi passi, sono gli istanti in cui mi taglio fuori
foglie che depositano fuliggine e cenere
sei venere maestra, maestrale in spazio celere
annego nelle tenere malizie di un memento mori
io mi trasformo, non è vero, mi deformo
non è vero, mi compongo di esistenza nel contorno
poi ritorno sotto quella sua richiesta a farmi scudo
non mi scuso mentre gela il mio tormento e gli occhi chiudo

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