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lirik lagu origine – semicronici

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[h*ll’o’him]
il sole sorge sul mondo e ha già l’aria stanca
troppo lontano muto si domanda in cielo cosa manca
torri di fumo e cemento fan reprimanda
all’uomo che ha venduto la luce di questa landa
desolazione imperversa in una città di spine
tolto ogni confine al regime rimane solo la fine
il sole sorge in rovina tra nubi d’ira
ogni spira annuncia catarsi, ora silenzio e ammira

[axiom]
guardo l’orizzonte da giorni, noto contorni
che non sono più conformi, i legami che non formi
quando guardi le sfere di piacere le quali non stanno bene
un lamento non basta a tenerle tuttе assieme
ora la ghiaia fa una musica diversa
la calcio, convеrsa la fisica e tergiversa
intanto libero di tutta l’ipossia
mi sta parlando un aspide, gli lascio spazio mentre se ne va via

[h*ll’o’him]
nuove radici serpeggiano tra i semafori
miracoli di vita, germogli disegnano nuove immagini
poesia di salici, salici e guarda il cielo
vedrai le nubi fradicie piangere e non è vero
che è sventura, ma verità seppure amara
quando rischiara dopo la tempesta, spazza via ogni cosa cara
in fondo se ci pensi è solo tara, scarto
tessi un fato più essenziale da sarto scaltro
[axiom]
mi scambio con un altro, il malto sopra il palmo
della mano, un corrimano che diventa salmo
lande che non hanno nomi, solo contatori
dimostrano che se non muori uccidi gli oratori
ne prendo il ruolo in qualche minuto scarso
ne replico i vestiti, ne emulo contrasti e miti
tra animali un tempo trasformati in meteoriti
sono apparso, mi arrampico dove il fiume è riarso

[h*ll’o’him]
aspiro ad esser vivo, respiro a fatica il niente
destino recidivo, mi uccide rapidamente
morto stupidamente, nasco disobbediente
mille motivi in testa per mutilare il presente
pistola carica pr*nta per fare fuoco
soldato in una guerra in cui vincere conta poco
basta tornare in quel luogo, dopo affrontarlo
bruciare tutto in un rogo, riconquistarlo
battaglia persa in partenza ma siamo uniti al fronte
occhi tersi pieni di lacrime, dinanzi caronte
palmi alle stelle, imploro ma non risponde
siamo da soli, vuoti su queste sponde
ma ora capisco i profeti, mentivan tutti
abbandonata la scorza, restano i frutti
abbandonata la fede, resta l’umano
abbandonato a te stesso, respira piano
[axiom]
apertura, i miei polmoni si costellano di un bello
così forte che sarà fantastica sciagura
ammaccatura provocata da quella sutura
di cui costello le crepe di un cielo fratello
scuotimi, sentirai il suono dei venti ottimi
contorti tra gli ottavi che porto in luoghi autoctoni
mordimi dal fondo del mare, prendi la mano sinistra
e dopo fanne una lista di ciò che dista
saprò cosa dire se m’incontrerò
o avrò fatto mille azioni per scordarmi?
in questo campo minato, che tu sia pr*nto oppure no
la rifrazione che nutri porta a svegliarti
mi sento urlare addosso, ma è l’eco che non mente
se guardo attentamente, questo niente diventa corrente
mi strappo le vesta, corro verso di essa
il dolore che mi vessa finirà se mi attraversa
(è la fine.)

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