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lirik lagu visione sferica – somma zero

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hai dato retta a ciò che non esiste
hai dato un nome ai tuoi pensieri fissi
crollato dopo una giornata triste
destino ironico per chi vantava ispirazioni miste
hai dato retta a ciò che non esiste
hai dato un nome ai tuoi pensieri fissi
crollato dopo una giornata triste
destino ironico per chi vantava ispirazioni miste

io non capisco come faccio a darti ancora peso
passati i mesi hai chiuso bocca, bravo amico ch’eri
dov’eri quando accumulavo notti di follia, la terapia
la mia visione sferica dell’entropia portava via
la fine d’ogni giorno in un ingorgo infame
rimasi fermo nel mio letto per due settimane
brividi di freddo, palpebre serrate e poi
buio tra i capelli, il volto percorso dai tarli
pensieri alfanumerici, monosillabici
catene di parole si rincorrono ai margini
delle ossa temporali, nella fossa mio caro
ho trovato me stesso vestito di stracci a mendicare quiete
tenevo il conto alla rovescia per la fine del mondo
da un cratere profondo
quanto è vero che intorno
era l’eterno ritorno
era vuoto davvero l’istante fra intento ed azione
guardami cadere, fermo immagine
ti mostro l’attimo in cui ho perso il battito, le pagine
che ho scritto testimoniano i tremori subatomici
i presenti attoniti ipotetici e diabolici
ipnotici richiami per un corpo*marionetta
[aspetta]
le voci che senti non hanno fretta
di and*rs*ne dal luogo dove t’hanno confinato
le quattro pareti sfatte del tuo cranio stupefatto
vuoto è quanto hai detto ma ora è fatta
è rotta la coerenza, resti senza parole
con cui intascarti pezzi di cuore
mi so difendere oramai
hai voglia di parlare, non c’è chimica
è comica la situazione
chiudi la porta e ti ritrovo nel mio androne a reclamare attenzione
mi chiedo cosa resti ancora oltre al passato in comune

non ti crederò più
non ti chiamerò più
non ti chiederò più
pareri sull’inverno a venire
non ritornerò su
quanto è ignoto ai più
quel che ho fatto lo sai
non lo ripeterei mai
rimarranno solo memorie
equilibrio, guarda fuori:
piove ancora siamo fori
distanti su una tela bucata
come pelle di carta
sotto l’acqua mi sciolgo
questa è l’ultima volta
che ti parlo dal fondo

non ti crederò più
non ti chiamerò più
non ti chiederò più
pareri sull’inverno a venire

ho dato retta a ciò che sopravvive
ho dato un nome a inesplorate rive
ho retto l’urto di orizzonti in fiamme
diamanti crescono dai fiori che si arrendono ai rimandi
ora mi chiedo come andrà a finire
ho fatto i conti con le aspettative
non guarderò la vita da una feritoia
resta un pugno di promesse con cui incidere la storia

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