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lirik lagu cartacce – törden

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[testo di “cartacce]

[strofa 1]
questo sarà il peggior testo che scriverò
tiro fuori tutto, senza incastri, senza flow
senza metrica nè rime complesse, niente di tutto ciò
un testo che solitamente avrei b*ttato ma non lo farò
sto con i calli sulle mani, gli sbagli nel cervello
e quei tagli profondi stanno sanguinando al momento
ho tagliato le mie ali perché non me le merito
e ho il vuoto negli occhi ma questo almeno è congenito
e c’ho la rabbia dentro ed un cervello spento
che dovrebbe tenere a bada questo sentimento
che non so neanche come definire se non “odio represso”
solo che non è per gli altri, è solo per me stesso
e ci sono momenti in cui sono una macina di strofe
e scrivo senza fermarmi anche per 8 ore
solo che c’è una piccola, grande condizione
devo stare male in un modo così atroce
che a volte mi spavento anch’io di cosa riesco a sopportare, però dio!
non ho ancora conosciuto qualcuno con un cuore che sappia amare come il mio
e con un cervello così incapace di dire addio
ti prego, fammi saltare nel vuoto e fammi atterrare nell’oblio

[bridge 1]
tu che cosa ne puoi sapere di quello che ho passato
tutte le volte che ho gridato, che non mi hanno sentito
di quanto ho camminato, di dove sono finito
di quanto poco ho mangiato, quanto sono dimagrito
che a questo punto preferivo rimanere come ero
un po’ meno ferito e sorridente davvero
un po’ meno cattivo, con il cuore meno nero
per guardarmi allo specchio e dirmi che sono fiero
di quello che sono diventato, di come sono cambiato
di quanto ho sacrificato, di tutto quello che ho dato
stando in piedi quando barcollavo, senza nessuna mano
però io non sono così, non lo sono mai stato

[ritornello]
le dita sporche d’inchiostro
le voci in testa urlano “mostro”
non mi dite “ti conosco”
non sarò mai amico vostro

[strofa 2]
mi stendo sul letto e ricordo tutto
pensando “prima o poi passa tutto”
mi ricordo del buio, del fumo, del tuo profumo
di tutti quei fanculo urlati contro un muro
mi ricordo degli sguardi, come dardi
di quanto siamo bugiardi, ma ormai è troppo tardi
non posso più uscire da questo buco
sto in un dirupo, non riesco a risalire
e sono qui che chiedo aiuto
ma sono muto e nessuno mi può sentire
sono imprigionato qua dentro
ma più che in un dirupo, sto nella mia testa
e c’è qualcosa che mi dice “resta”
ma non posso
perché non lo sopporto
tutto questo silenzio
e c’ho un ricordo impresso
ma più che un ricordo, è una lama
che mi taglia e mi dilania
e devo fermarla
ma mi manca l’aria
e non ci riesco
e sto impazzendo, sto esplodendo, mi sento debole
ma per meritare questo di cosa cazzo sono colpevole

[bridge 2]
tu che cosa ne puoi sapere di quello ho perso
quanti chilometri ho corso, senza mai cambiare verso
di qual è stato il costo, di voler correre contro vento
di restare nascosto, perché mi sentivo diverso
mi sentivo troppo spesso un po’ troppo fuori luogo
e dopo tutto questo tempo ancora non trovo uno sfogo
e dopotutto, qual è il senso di restare sempre solo?
me lo sto chiedendo, ma davvero non lo trovo
però ora sono fiero di quanti colpi ho inflitto
di quello che detto, di quante volte ho perso, di quante volte ho vinto
tenendo sempre stretto ogni mio difetto, rimanendo zitto
fanculo, questo è il miglior testo che io abbia mai scritto

[ritornello]
le dita sporche d’inchiostro
le voci in testa urlano “mostro”
non mi dite “ti conosco”
non sarò mai amico vostro

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