lirik lagu piccolo mondo antico pt. 1 – u.g.o.
[chorus: u.g.o.]
(restano) con me i ricordi questo e basta
(restano) con me il mio ricordo quanto basta
(restano) con me e il mio ricordo non sbianca
traggo nutrimento dalle mie radici come una pianta
(restano) con me i ricordi questo e basta
(restano) con me il mio ricordo quanto basta
(restano) con me e il mio ricordo non sbianca
traggo nutrimento dalle mie radici come una pianta
[verse 1: u.g.o.]
guardo il cielo, il fioco bagliore del sole lo illumina
sento l’odore intenso della bruma salire della terra umida
unico come il profilo che pare stagliarsi dal campo
solcava mari di frumento cavalcando uno stanco trattore arancio
scarpe sporche di fango, lo sguardo franco
in bocca una paglia, in mano un bicchiere colmo di lambro
un’altra sveglia all’alba, un caffè e grappa all’alpa
mette in spalla la vanga, in testa un vecchio cappello di paglia
ricordo tempi andati, le corse scalzo nei prati
quando ho imparato a fare una fionda coi copertoni bucati
ginocchia, sbucciate, la faccia sporca di terra
le sere d’estate p-ssate a guardare le stelle sdraiato sull’erba
la mia campagna, profuma come una tazza di vino nuovo
ha la stessa durezza e dolcezza delle mani di mio nonno
per alcuni forse solo un altro villano a mezzadro
per me il custode del mistero segreto che sta tra un raccolto e l’altro
[chorus: u.g.o.]
(restano) con me i ricordi questo e basta
(restano) con me il mio ricordo quanto basta
(restano) con me e il mio ricordo non sbianca
traggo nutrimento dalle mie radici come una pianta
(restano) con me i ricordi questo e basta
(restano) con me il mio ricordo quanto basta
(restano) con me e il mio ricordo non sbianca
traggo nutrimento dalle mie radici come una pianta
[verse 2: yanez muraca]
sdraiato nel campo odo e vedo il volo delle allodole
pregno d’odori, sentori di fiori di mori e di mandorle
un alito di vento tiepido che sfiora il mio mento
sorrido contento la primavera è giunta, è giunto il momento
inizia il lavoro coro d’odori, terre e colori
si sente persistente il ritmo lento delle puleggie dei trattori
mi sporco le mani di terra nera ed erba medica
la voglio fresca, ricca di vita, unica e ciclica
sono i ritmi di vita di una civiltà antica
so che frutti mi darà, so che la terra è la mia amica
piego chino la schiena schiacciata dalla zappa
a fatica asciugo la fronte bagnata che goccia zuppa
s’infanga la vanga che ribalta le zolle di terra molle
poi riposo seduto, saluto l’ossuto cerro sul colle
al sole il caldo mi soffoca ma all’ombra il lambro mi mormora
la tua terra è il tuo oro, come il sangue del mondo è color porpora
[chorus: u.g.o.]
(restano) con me i ricordi questo e basta
(restano) con me il mio ricordo quanto basta
(restano) con me e il mio ricordo non sbianca
traggo nutrimento dalle mie radici come una pianta
(restano) con me i ricordi questo e basta
(restano) con me il mio ricordo quanto basta
(restano) con me e il mio ricordo non sbianca
traggo nutrimento dalle mie radici come una pianta
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