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lirik lagu compluralizzazione – zona mc

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la storia è morta? dei morti rimangon le storie, c’era una volta volta la carta ora son di più, c’era una volta ma una volta per tutte, con tutte le teste avvolte da un’altra volta celeste guarda su, ci sono soffitti anche sopra le strade, creano echi dai quali le voci vengono doppiate raddoppiate, è un po come se parl-ssero i soffitti e gli uomini muovessero solo la bocca stando zitti ed è in questo delay che non so nemmeno più che cosa mi manca di lei, lei manca come la coscienza nello svenimento, come la stabilità nel superamento di ogni sistema di riferimento, mentre il tempo presente è imperfetto, e quando l’allucinogeno fa effetto perdi l’unità come soggetto, l’identificazione dell’io come centro. la percezione alterata è copernicana, ma non si tratta dell’universo, è un qualcosa che non è neanche più grande, solo che non lo controlli e tu vuoi avere tutto sotto controllo, “tutto ok regaz” no, questa volta bad trip, paranoie, perché capire è morire, ed è uno dei sensi in cui ti fai le storie, come il dottor oblivion dopo l’omicidio in videodrome, rimangono frammenti come di una batteria i campionamenti, ciò che conta è quindi l’armonia dei tuoi componimenti, la breakcore insomma esce dalla follia, l’io rinasce in senso musicale come polifonia. più che dare una storia con la morale, la mia morale è campionare le altre storie, che storia! sono l’occasionatore, questa è la mia immagin-z-one, ma risalire la cascata dallo stagno richiede una tua creazione, è l’opposto del nome, che non è silenzio, è flusso, il nome non sai più di chi è, chi è io? (ding dong) chi è? io! voglio spiegarti che la noia è solo un sintomo di chiusura, siamo sempre in attività, altro che nulla, dai apriii, sono mula. è difficile creare, e non perché ci sia troppo di già esistente, ma perchè il già esistente ci frena troppo e quasi sempre, ad esempio, a parte questo non voglio far più nessun esempio che mi coinvolga direttamente nei concetti che sto allestendo, camminando sul perimetro con cui gli umani delimitan rapporti come bare da comprare prima ancora di esser morti, tocca esser forti per rider in sto cimitero, mangiar cadaveri come i cannibali per -ssorbirne carne e pensiero, per la scienza quell’-ssorbimento non c’era davvero ma anch’essa è dentro all’evento per il quale il pensiero è un mistero, infatti tende al nuovo con l’esperimento, ogni razionalità è -ssillata dal suo fuori che sta dentro come i dialoghi platonici coi miti, l’io finisce nelle storie e l’individuo in certi riti. solo pochi sanno quanto è dura l’arte che non ci limita a fare ma anche a essere noi stessi opere d’arte

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