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lirik lagu il senso – porno mc

[testo di “il senso”]

[ritornello]
il senso, il mezzo è la mia penna
colora a tinte forti e sp*cca fogli come legna
regna su ogni tratto ed ogni sprazzo dei ricordi che disegna
antenna d’ogni pezzo di quest’esistenza degna
il senso, il mezzo è la mia penna
colora a tinte forti e sp*cca fogli come legna
regna su ogni tratto ed ogni sprazzo dei ricordi che disegna
antenna d’ogni pezzo di quest’esistenza degna
[strofa 1]
fotto un vero seducente che mostra il suo décolleté
ed è indecente che chiederci perché sia démodé
indigente di base in serate passate a gode’
le situazioni disparate piantate nei ventitré
è un problema che ha dei dati incogniti ed è il tema
che porta agli storici quesiti filo*gnoseologici
certo, frena uomini da gesti scomodi
ma avvelena assiomi scientifici coi suicidi teologici
no prediche, siano etiche poliedriche
chi in mansioni pratiche, chi con versioni estetiche
è un’utopia su metriche scoprire queste regole
sia in democrazia come ad atene insieme a pericle
è un conscio ignorare che mi distrugge
l’eterno cercare un segreto celato che malgrado sfugge
la pulce nell’orecchio di ogni brother
specchio di un inconscio che chiede parecchio ma almeno si muove
un cammino che vuole la sua soluzione logica
la trovo, la invento, la scrivo, la rendo allegorica
l’avverto in ogni verso dell’arte melodica
ma la perdo nell’avvento di quest’era tecnologica

[ritornello]
il senso, il mezzo è la mia penna
colora a tinte forti e sp*cca fogli come legna
regna su ogni tratto ed ogni sprazzo dei ricordi che disegna
antenna d’ogni pezzo di quest’esistenza degna
il senso, il mezzo è la mia penna
colora a tinte forti e sp*cca fogli come legna
regna su ogni tratto ed ogni sprazzo dei ricordi che disegna
antenna d’ogni pezzo di quest’esistenza degna
[strofa 2]
orologi fermi e i miei quaderni di immagini e thinking
inverni freddi passati in ‘sto diggin’
ora è l’ultimo inning dei miei scleri di ieri pensieri e feelings
fatti resi eterni dai caratteri sottili
è il senso che inseguo, proseguo tra ciechi e vili
dileguo biechi dai modi servili e infantili
e i dotti tra schiere di libri antichi
ridotti a cercare chimere tra opere fitte di scritti e incisi
ora il desiderio è parossistico e rimanda al volto artistico
di un punto di domanda anacronistico
è un processo fisico e prammatico
mi schiero contro il mistico riflesso nel dogmatico
volando, saltando tra le righe e su ogni tasto
ho mosso il mio passo verso ‘sto quesito rimasto
ho messo le mie storie e le memorie in ogni testo, in ogni spazio
salvandole in me stesso come un maxtor
il vero è un dato mite e soggettivo
la vita è un giro di vite che ci di divide e porta in giro
rileggo ciò che scrivo, corro verso l’ultimo respiro
il senso l’ho trovato in questa biro

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